Ci sono teorie e studi dietro l’allestimento delle vetrine, è una vera e propria professione che ha radici nella psicologia e nel retail marketing. Sono d’accordo, ma penso che ci sia anche ampio margine per passione e cuore, per intercettare l’animo e il sentimento, non solo il bisogno latente di un oggetto.
Qualche giorno fa ho notato una ragazza ferma davanti alla mia vetrina. Aveva in mano una tazzina da caffè, era la sua colazione d’asporto, visti i tempi. Allora mi sono chiesta cosa stesse guardando, ma soprattutto con quali pensieri nella sua mente: scocciata perché stava andando a lavorare? Felice per una bella notizia che aveva ricevuto? Arrabbiata per un litigio?
Quella della vetrina vincente non è sempre una questione scientifica dominata dalle statistiche di vendita, forse lo è per le grandi catene. Per i piccoli negozi la vetrina è ancora lo specchio di chi l’allestisce, che conosce il proprio cliente personalmente, e sa che spesso, quel cliente, viene a vedere la tua vetrina anche solo per tirarsi un po’ su, o per gustare meglio un caffè.
Io spero di essere la sua Tiffany.
